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Archivio mensile:giugno 2012

…ma quanto fondo c’è…?

Domenica stupenda, l’ideale per un giro con Essex, brezza leggerissima da WNW, tutti che smotorazzano e noi che andiamo a randa e fiocco spiegati grazie al nostro peso contenuto, mare piatto, direzione Torre Astura. Arriva però l’ora di pranzo prima della mèta e, visto il languorino, si decide di fermarci prima, accanto ad altre barche a vela ancorate a largo delle spiagge del litorale.
Prua al vento, tiriamo giù la randa, la velocità cala sensibilmente, ci avviciniamo a terra ed ecco la domanda: …ma quanto fondo c’è??
Approfittando della cortesia che è solita tra velisti, con un urlaccio chiediamo alla barca ancorata ad una trentina di metri: rispondono due ragazzini sparando un: “boh, tipo du’ metri”.
Ok faremo con l’occhiometro anche stavolta… Prua al vento, giù l’ancora, fila un po’, abbassa il fiocco, a posto. E la giornata prosegue con primo bagno della stagione, pranzo, riposino. Si riparte a metà pomeriggio, con la brezza che ha rinforzato e girato per NW trasformandosi in un maestrale perfetto per il rientro, per divertirsi un po’ a vela e provare qualche manovra, direzione Nettuno.
L’entrata del porto sembra il parcheggio di un supermercato di sabato pomeriggio: gente che entra, gente che esce, gente che si ferma ai transiti, gente che va a fare la fila per il carburante…. dovendo fermarci anche noi ai transiti per poi proseguire per Anzio, ci tocca fare una manovra con testacoda a retro tra 5 barche. Scappiamo dal “parcheggio” e a motore in 15 minuti siamo ad Anzio, dove ci accolgono i vecchi amici di Essex, il figlio dell’ex proprietario.

La domanda sollevata dalla giornata resta: quanto fondo c’è? Si pensava, per risolvere il dubbio ovunque siamo e anche in assenza di velisti su altre barche cui chiedere, al montaggio di un Ecoscandaglio su Essex. Ho cominciato a navigare -stavolta sul web- per trovare soluzioni possibili, ed ho scoperto che il trasduttore dei vari fishfinder usati dai pescatori, che solitamente è esterno (più economico) e viene montato tramite un’asta che si fissa sulla poppa solitamente verticale delle barche da pesca può essere montato, con il solo svantaggio di perdere qualche metro di segnale (invece che arrivare a 120 mt di profondità arriveremo a 90), all’interno della barca, se c’è una superficie di vetroresina direttamente a contatto con l’acqua su cui siliconare il trasduttore, che andrà poi rinchiuso in una scatolina fatta ad hoc e immerso in olio di vaselina.

Ci proviamo?

 

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Essex: una barca che viene da lontano e chissà dove arriverà III…

I proprietari arrivarono un giorno di gennaio per vedere come stesse la piccola, e al posto di una barca trovarono un albero che spuntava dal mare. Essex, incastrata col suo bordo bassissimo sotto al molo, s’era riempita d’acqua ed era affondata. Fu necessario un subacqueo e dei palloni gonfiati all’interno della cabina per portarla fino alle gru del porto e tirarla fuori. Con il massimo della buona volontà, i proprietari si misero di nuovo al lavoro  e riuscirono a salvarla, facendola navigare di nuovo.

A quel punto, però, si decise di trasferirla a Fiumicino, dove si sperava che i problemi di altezza fossero meno rilevanti. Ora, dovete sapere che Essex ha il pozzetto dotato di un ombrinale passante, che bisogna tappare quando si naviga e stappare quando la barca è ferma, soprattutto d’inverno, altrimenti il rischio è, aprendo il tambuccio, di ritrovarsi in una piscina. Ma non sempre ci si ricorda, al rientro da un’uscita, di togliere il caro tappo… e se piove, piove, piove… e non si svuota la sentina… beh potete immaginare!

Esausti dall’enorme lavoro (e dispendio economico) che la barca portava, per due anni i proprietari lasciarono Essex a terra. Finché uno di loro non decise di uscire dal gioco, e a quel punto… non potevo farmi sfuggire l’occasione!

Oggi me ne prendo cura più che posso, con le mie scarse competenze, ma con tanta buona volontà: studio su internet tutti i siti di manutenzione, chiedo indicazioni agli esperti di settore, osservo chi mi sembra più competente di me, e il risultato è che Essex è di nuovo in acqua ha partecipato a qualche regata, con le nostre vele antiche ma solide, senza spinnaker: solo per la voglia che Essex stia in compagnia di sue simili e di condividere l’unicità di questa barca e farsi due risate, nessuna pretesa di vittoria (nonostante ci siamo tolti qualche soddisfazione, comunque!). La prima estate di navigazione insieme, in un giorno calmo calmo, incontrammo anche la ‘mitica’ barca di Bolina, e ci salutammo da un centinaio di metri: ecco, vi presento Essex!

To be continued…

 
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Pubblicato da su 7 giugno 2012 in Racconti